ARTICOLI E NOTIZIE SULL'INCESTO E LA PEDOFILIA E COME COMBATTERLI.

domenica 2 marzo 2008

RAGAZZI DI STRADA-LA PROSTITUZIONE MINORILE A ROMA

Ragazzi di strada
La prostituzione minorile a Roma

La prostituzione minorile non è, purtroppo, un fenomeno di recente esplosione. "Sin dai primi anni di attività presso il centro accoglienza di via Milazzo, nel 1988, ci siamo dovuti scontrare con queste situazioni". A parlare è Gianni Fulvi, responsabile dell’Area Minori della Caritas Diocesana di Roma. L’esplosione dei flussi migratori verso l’Italia non era ancora iniziata ed erano quindi soprattutto italiani i giovani coinvolti e, per lo più, di sesso maschile. "La prostituzione minorile femminile era, tra le italiane, un fenomeno molto raro. Per i ragazzi, adolescenti tra i 16 e i 18 anni, era diverso. Si trattava di giovani allo sbando, che vivevano per lo più in strada, con alle spalle famiglie in crisi, spesso al limite dell’indigenza. La prostituzione era vissuta come una scelta consapevole – certo, una scelta fatta da giovani a cui non erano mai state offerte molte alternative – un modo per fare tanti soldi rapidamente".
Con gli anni ’90 e, soprattutto, l’apertura delle frontiere con i paesi dell’Est, il fenomeno cominciò a riguardare anche giovanissime ragazze straniere. "All’inizio erano per lo più polacche, cecoslovacche e, in seguito, albanesi. Venivano portate in Italia, spesso con la forza o con l’inganno, e messe sulla strada. Penso al caso di Olga, una 15enne contattata davanti ad una discoteca di Praga e poi rapita, picchiata, minacciata di morte e costretta a prostituirsi. Oppure a Silvia, albanese, una ragazzina di 16 anni che ne dimostrava non più di tredici: una bambina. Nel suo caso fu la stessa madre a convincerla a venire nel nostro paese insieme ad alcuni uomini che le avrebbero trovato un lavoro. Non è più tornata a casa è ancora si domanda, con angoscia, se la sua famiglia fosse consapevole di averla affidata a dei trafficanti di carne umana". Tutte queste giovanissime provengono da storie di povertà, al limite dell’abbandono e, spesso, da esperienze di violenze sessuali anche da parte dei familiari. "Non è un caso – prosegue Fulvi – che tra coloro che riescono a liberarsi dalla tratta e magari a sposarsi, ad avere dei figli, molte finiscano poi per ritrovarsi in situazioni di violenza familiare, ad essere picchiate dal marito. Sono situazioni che, fatalmente, tendono a riprodursi a catena".
In effetti lasciare la strada, smettere di prostituirsi è, per queste ragazze, solo il primo passo. E’ poi necessario un lungo processo di reinserimento sociale e, prima ancora, di riaffermazione della propria dignità umana. L’obiettivo degli operatori della Caritas è proprio quello di aiutarle in questo difficile percorso. Ma in che modo queste ragazze arrivano ai centri di accoglienza? "Gran parte di esse ci vengono affidate dalle forze dell’ordine dopo essere state sorprese sulla strada o, comunque, a seguito di operazioni anti-tratta. A quel punto, dopo una fase di primissima accoglienza, i percorsi di reinserimento possono essere diversi. Alcune vengono ospitate nelle nostre o in altre comunità, per i casi più fortunati è possibile arrivare all’affido familiare e persino all’adozione. Il rientro nel paese di origine è invece più raro e difficile e decidiamo di concentrarci su questo obiettivo solo se c’è l’esplicita volontà delle ragazze. Il più delle volte, in realtà, anche le famiglie sono implicate e, comunque, non sono in grado di riaccoglierle o di assicurare loro il ritorno alla normalità". Non mancano neppure, purtroppo, coloro le quali, raggiunta la maggiore età, decidono, più o meno consapevolmente, di tornare a prostituirsi. Si tratta, in sostanza, di un’infinità di storie, diversissime, ma accomunate dallo stesso contesto: l’estrema povertà e degrado dei paesi di origine e il sistema sociale e legislativo dei paesi di arrivo.
"Dopo l’inasprimento delle norme contro la prostituzione minorile – ammette Fulvi – il fenomeno ha subito una certa flessione. Quel che è certo è che queste ragazzine non si trovano quasi più sulla strada, ma sempre più spesso all’interno di case private. Questo, naturalmente, vale anche per la prostituzione di maggiorenni". Insomma, gli eros center rilanciati da alcune proposte sarebbero già una realtà? "Per un verso sì. Devo ammettere però che è difficile valutare le proposte di legge, spero solo siamo tutti d’accordo nell’affermare che non si può più fare finta di nulla". In che senso? "Molti parlano di un fenomeno nascosto. Di case per appuntamenti da ‘scovare’. La prostituzione, in realtà è un fenomeno sotto gli occhi di tutti e si ha quasi l’impressione che sia un qualcosa di tollerato dalla società, qualcosa che, entro certi limiti, è visto quasi come una valvola di sfogo sociale". Si arriva così al nodo del problema, che non sono certo le prostitute e neppure, forse, le organizzazioni dei trafficanti, ma la nostra società. "Non si può fingere che la prostituzione sia un fenomeno estraneo al contesto Italiano, giunto chissà come e chissà da dove. Ne fa invece parte e coinvolge tante famiglie, tanti uomini, persino tra coloro che si definiscono ‘cristiani’. Occorre partire dal presupposto che la prostituzione è un prodotto della nostra società e, senza false ipocrisie, ammettere che, in queste o altre forme, è sempre esistito. Dobbiamo poi capire cosa possiamo e vogliamo fare quantomeno per arginare questa situazione. Il dibattito, naturalmente, è aperto. Quel che è certo è che, almeno per quanto riguarda la prostituzione minorile, non si può transigere, non può esserci tolleranza o comprensione che tenga".
http://www.caritasroma.it/pubblicazioni/romacaritas/5-6-2002/ragazzidistrada.htm

Nessun commento: