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lunedì 10 marzo 2008

TURISMO SESSUALE ORGANIZZATO

Voli charter per il turismo sessuale?
Le industrie del viaggio e del sesso hanno molti interessi comuni nel voler trasformare il mondo in gigantesco parco del piacere. Radicato nell'antico universo della prostituzione, il turismo sessuale si estende allo stesso ritmo della crescita della mobilità e della globalizzazione del turismo. Nei paesi in cui la costante è la povertà, colpisce centinaia di migliaia di esseri umani, fra cui una parte non indifferente di bambini.
di FRANCK MICHEL*
Dopo il turismo classico, è arrivato il momento che anche il turismo sessuale conosca una «democratizzazione». Si osserva, sempre più, lo sviluppo di una prostituzione «à la carte», tendenza che segue quella dei viaggi organizzati...Ormai non è più raro incontrare, a Phuket o a Ko Samui, per menzionare il caso della Tailandia, un viaggiatore occidentale con, aggrappata al braccio o dietro sulla moto, una «girlfriend», appellativo ufficiale e più accettabile di prostituta, affittata a settimana o a mese. Il turismo sessuale conosce un effetto valanga che lo preserva dalla massificazione. Rimanendo in Tailandia, i nuovi clienti sono sempre più giovani occidentali alla ricerca di avventura e emozioni forti.Prendono a poco a poco il posto dei vecchi turisti tedeschi, giapponesi o americani, che a loro volta avevano rimpiazzato i militari impegnati nella guerra del Vietnam. Una nuova clientela compare sulle spiagge e nei bar: malesi, cinesi, sud-coreani... La prostituzione «turistica» è tristemente presente in molti paesi del Sud: le ragazze (come anche i ragazzi) sono giovani, povere e poco istruite, per questo facilmente sfruttabili. Entrano, in modo più o meno obbligato, nel mondo della prostituzione, «mestiere» che non hanno alcun desiderio di esercitare. Alla ricerca del sesso facile e a buon mercato, i turisti sessuali stranieri affluiscono in cerca di carne giovane, disponibile e sottomessa. Molti di loro, per mettersi la coscienza in pace, trovano mille ragioni per persuadersi che non stanno abusando della miseria di queste giovani. Non fanno che aiutarle, sostenerle, contribuendo allo sviluppo del loro paese...In questi stati, in seguito all'incremento del turismo di massa, il settore informale della prostituzione si è sviluppato con l'arrivo crescente dei turisti solitari. Oggi possiamo stabilire una sorta di cartografia del turismo sessuale: le donne vanno a Goa in India, in Giamaica, in Gambia, mentre gli uomini preferiscono i paesi del sud-est asiatico, il Marocco, la Tunisia, il Senegal, la Repubblica Dominicana, Cuba, Panama, Suriname, Messico, senza dimenticare il Brasile, dove si calcola che non meno di 500.000 bambini siano finiti nella prostituzione (1). Il turismo sessuale di massa, inoltre, si sviluppa di pari passo all'universo della mobilità del turismo. Per molti occidentali rappresenta una nuova forma di colonizzazione, adattata alla nostra epoca. Alcuni di loro vorrebbero stabilire ad ogni costo una distinzione tra prostituzione forzata e prostituzione volontaria o «libera». Con il pretesto che, in alcune città del Nord - o in alcune enclave fortunate o benestanti dei paesi diseredati - la prostituzione di lusso, detta «libera», potrebbe in alcuni casi permettere alle ragazze (scappate dalle violenze dei protettori) di «disporre liberamente del proprio corpo». In cambio, essi ammettono che nella maggior parte dei paesi del Sud - ma anche nelle enclave di miseria dei paesi del nord e dell'est - la prostituzione sia ancora un'attività esercitata per costrizione (prossenetismo, violenze, stupri) (2). Ma come combattere la prostituzione nei paesi poveri del sud, se ancora si pensa che nei paesi ricchi del nord sia il risultato di scelte individuali?Altri insistono perché non si confonda la prostituzione minorile con la prostituzione adulta. Una distinzione che alla lunga appare sospetta. Più si è d'accordo nel condannare l'abuso sessuale sui bambini, più l'abuso sugli adulti (donne e uomini) finisce per essere accettato come una deriva quasi inevitabile del mondo in cui viviamo.La prostituzione minorile è ripugnante per tutti, mentre ognuno, in fondo, finisce per adattarsi alla prostituzione «classica».Anche le donne complici In una simile atmosfera, il turista sessuale si ritrova in qualche modo deresponsabilizzato e sottratto al senso di colpa. Tanto più che questa pratica fa affidamento sulle «classiche» industrie del sesso: pornografia e prostituzione. Un tipo di prostituzione che corrisponde alla traduzione pratica di ciò che propone la pornografia (3). I due universi si accordano per strumentalizzare gli esseri umani e commercializzare i corpi. Per di più, grazie agli strumenti mediatici e pubblicitari, viene spianato il terreno al riconoscimento ufficiale dell'industria del sesso. La violenza sessuale viene celebrata nello stesso momento in cui tutti i media la ostentano, se non altro per denunciarla. Paradosso e confusione, immagini della nostra cultura porno chic e soft, che inneggia alla dominazione del maschio, nell'ora in cui la sua virilità sembra messa in dubbio.La richiesta sessuale è incoraggiata e stimolata da un'offerta sempre più allettante. Il mercato si estende e si diversifica: l'internazionalizzazione dell'offerta, con ragazze sempre più giovani, provenienti dai quattro angoli del globo, attira sempre nuovi clienti (4). Con un tale afflusso di migranti del sesso, alimentato dalla sete di consumo, il ricambio delle ragazze è assicurato. Oggetto di qualsiasi tipo di traffico, i corpi sono a disposizione. E le tariffe, data la concorrenza, continuano ad abbassarsi. Il successo crescente del turismo sessuale femminile mostra come, in questo campo, la donna ricalchi i passi dell'uomo, reiterando le rappresentazioni di potere, di dominio e di sfruttamento. A questo proposito, vale la pena raffrontare - su un piano essenzialmente simbolico - da un lato il «turista organizzato» che ha affidato la preparazione del suo viaggio a un'agenzia o a un tour-operator, e dall'altro il «turista sessuale». Il turista organizzato da quando tocca per la prima volta il suolo della sua destinazione esotica e vacanziera, si sottrae a qualsiasi responsabilità. Lo testimonia questo viaggiatore, da poco sbarcato all'aeroporto di Hanoi, in Vietnam, il quale chiarisce: «Ecco, sono appena atterrato e, per le prossime settimane, affido il mio destino alla mia guida, perché sono stremato dal lavoro e, durante le vacanze non voglio più pensare a nulla ma soltanto lasciarmi andare!». Di certo, in questa affermazione non c'era nessun retro pensiero a sfondo sessuale ma altri turisti con disinvoltura individueranno il nesso e supereranno l'ostacolo...In effetti, in capo al mondo, tutto torna a essere possibile, soprattutto sfidare una serie di divieti. Altro esempio: un turista da solo in mezzo al suo gruppo, forse affiderà il proprio destino alla guida o all'agenzia di viaggi ma, allo stesso tempo, si concederà pratiche, che nel proprio paese si sarebbe negato. Come fare il bagno nudo su una spiaggia della Malesia, circondato da pescatori musulmani infastiditi, o ancora flirtare con una ragazzina che, in un ristorante del Vietnam, gli si siede accanto per cercare di vendergli delle sigarette o qualche gingillo...È spesso così che il turista medio, lontano da casa sua, si cimenta in attività del tutto impensabili nelle proprie terre. Questa aspirazione alla trasformazione di sé è tanto più facile per i turisti - organizzati o no - da quando la deresponsabilizzazione in viaggio si è radicata nelle loro menti...Per il turista organizzato, l'Altro - l' «indigeno», come si diceva al tempo delle colonie - è il servitore turistico, il cui ruolo consiste nell'essere sfruttato.Il turista sessuale liquida qualsiasi responsabilità umana dal momento che, grazie all'intermediazione di una transazione finanziaria, si sente sollevato dal bisogno di occuparsi dell'Altro: non sente più l'obbligo né di rispettarlo né, tanto meno, di procurargli piacere.Pagando per un servizio, sessuale all'occorrenza, acquista la libertà di una persona, sulla quale, per un tempo determinato, ha tutti i diritti. Compreso quello di ridurre questa persona allo stato di «buon» venditore. Non ha bisogno di aver cura della sua preda, costretta alla sottomissione, della quale può disporre a suo piacere, senza il timore di essere espulso o di essere punito dalle autorità. Il cliente è re. Specialmente in vacanza. Il cliente-turista è quindi il solo capo a bordo, essendo l'Altro stato degradato alla condizione di schiavo sessuale, sia egli trattato bene o male dal padrone del momento. Si percepiscono grandi differenze tra il turista organizzato e il turista sessuale, ma il passaggio dall'uno all'altro è talvolta estremamente facile. «Generalmente - spiega Paola Monzini - il sesso a pagamento è diventato una componente più o meno visibile del turismo di massa» (5). Eppure la maggior parte dei turisti sessuali agiscono da soli.Essenzialmente per due ragioni: la paura di essere individuati, quindi denunciati, e l'evidente egocentrismo dell'abusante. Un turista organizzato può trasformarsi in turista sessuale? Si, se si lascia andare troppo facilmente all'attuale tendenza che lo tiene in scacco tra culto del corpo e giovanilismo su uno sfondo di desiderabilità sessuale e di disagio della civiltà (6). Per esempio si ritrova l'archetipo di questo miserabile tipo di vacanziere nel personaggio principale del romanzo Plattaforme di Michel Houellebecq (7). Qui il tuffo nel sesso e il viaggio permettono al turista qualsiasi di avere l'impressione di essere diverso da quell'impiegato sottomesso e dall'uomo senza qualità che lui rappresenta nella sua incolore vita quotidiana. In occidente, il turismo sessuale viene raffigurato in due maniere eccessivamente semplicistiche e incomplete, da una parte l'aspetto miserabile e dall'altra quello angelico.Sono cinque le ragioni principali dello sviluppo del turismo sessuale di massa: il crescente impoverimento; la liberalizzazione dei mercati del sesso incoraggiano più o meno direttamente la tratta ai fini della prostituzione; la persistenza di società patriarcali e sessiste; il degrado dell'immagine della donna sullo sfondo della violenza sessuale generalizzata e banalizzata; e l'esplosione del turismo internazionale e dei flussi di migranti di qualsiasi genere. Questo sviluppo è stato stimolato da due caratteristiche delle nostre società: in primo luogo la «democratizzazione» dei flussi di viaggiatori (masse di turisti che circolano in ogni direzione); secondariamente, l'ipersessualità dei giovani alimentata dai media, ossessionati dalla violenza sessuale.Si nutre inoltre dell'incontro tra miseria e bellezza del mondo.Miseria e bellezza che attestano la frattura che regola il diseguale ordine del pianeta. Miseria affettiva nel nord, miseria economica nel sud e nell'est; «bellezza» dei beni materiali di consumo nel nord, bellezza dei paesaggi e delle persone, ma anche della spiritualità, del modo di vivere e delle «tradizioni» del sud e dell'est.In seguito alla dichiarazione dell'Organizzazione mondiale del turismo (Omt) sulla prevenzione del turismo sessuale organizzato (8), adottata al Cairo nell'ottobre 1995, volta a sensibilizzare gli attori del turismo e l'insieme dei clienti-viaggiatori di questo flagello globale (che non riguarda solamente i minori), la lotta contro il «turismo sessuale di massa» ha cominciato a organizzarsi.
note:* Antropologo. Insegna all'Université de Corse e promuove l'associazione Déroutes & Détours (www.deroutes.com). Autore, tra l'altro, di Altrove il settimo senso: antropologia del viaggio, MC, 2001 e di Planete Sexe, Homnisphères, 2006.(1) Sulla tragedia dello sfruttamento sessuale dei bambini a scopo turistico, cfr. Jeremy Seabroock, En finir avec le tourisme sexuel impliquant les enfants. L'application des lois extraterritoriales, L'Harmattan, Paris, 2002.(2) Sul commercio dei corpi, cfr. Richard Poulin, La mondialisation des industries du sexe, Imago, Parigi, 2005.(3) Daniela Marzano, Malaise dans la sexualité. Le Piège de la pornographie, Jean-Claude Lattrès, Paris, 2006. (4) Cfr. Mona Chollez, «Qui profite de la prostitution?» Le Monde Diplomatique, luglio 2006.(5) Il mercato delle donne: prostituzione, tratta e sfruttamento, Donzelli, Roma, 2002.(6) Cfr.il dossier della rivista Téoros, «Tourisme et sexualité», Montréal, vol. 22, n¼ 1, primavera 2003.(7) Michel Houellebecq, Piattaforma nel centro del mondo, Bompiani, Milano, 2001. (8) www.world-tourism.org/project_children/ fy/statements/WTO-FHTM (Traduzione di A. C.)

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