ARTICOLI E NOTIZIE SULL'INCESTO E LA PEDOFILIA E COME COMBATTERLI.

sabato 9 febbraio 2008

PROSTITUZIONE MINORILE

Prostituzione minorile


La prostituzione minorile è una delle varie forme di schiavitù accanto alla compravendita e allo sfruttamento lavorativo, al lavoro forzato e all’asservimento per debiti. Essa si connota come l’abuso di minori a scopo sessuale e, pur presentandosi sotto varie forme, sta diventando ormai una delle peggior piaghe che il nostro presente ha ereditato dall’antichità greco-romana e dalle civiltà asiatiche ed africane. In quasi tutti i paesi meta del turismo internazionale, dall’Estremo Oriente all’America Latina, come in Europa, la prostituzione infantile sta sempre di più oggi toccando livelli preoccupanti, coinvolgendo centinaia di migliaia di bambini e adolescenti, costretti al commercio sessuale da organizzazioni clandestine che ne gestiscono i proventi.



Un affare da cinque miliardi di dollari



Un affare da 5 miliardi di dollari che conta circa 1milione di nuovi bambini ogni anno. Il traffico meglio documentato di minori destinati al mercato del sesso, secondo le ultime indagini, sarebbe quello che riguarda la rotta che parte dalla Thailandia e va verso la Birmania, la Cina e il Laos; dalle Filippine verso la Malesia, dal Nepal verso l’India, dall’India verso il Medio Oriente, dal Bangladesh verso il Pakistan. E la meta finale di queste strade è, spesso, l’Europa. Anche se il fenomeno è in espansione in tutto il mondo, sicuramente, è l’Asia a detenere il triste primato con quasi 2 milioni di minori coinvolti. E lo stato più famoso è la Thailandia, dove la prostituzione non è legalizzata. Tuttavia una legge emanata nel 1966 riconosce a questo paese il diritto di esercizio ad una serie di locali con “bagni e centri di massaggio che ingaggiano le donne per prendersi cura dei loro clienti maschi”.



L’Europa acconsente



Sono migliaia i piccoli che vengono costretti a prostituirsi in Asia, America Latina, Africa, Europa dell’Est e, anche, dell’Ovest. Lo sfruttamento sessuale di minori, quindi, non è sola prerogativa dei paesi cosiddetti poveri, dove le famiglie numerose si trovano costrette a vendere i propri figli per sopravvivere e dove agisce la corruzione dilagante e la criminalità organizzata. Accade anche nei paesi del benessere.

La crescita essenziale di questo commercio è dovuta, principalmente, ai turisti stranieri e ai pedofili, pronti a remunerare lautamente chi permette loro di liberare le loro ben particolari ossessioni sessuali. Centinaia di turisti, uomini d’affari e padri di famiglia sfruttano sessualmente i bambini durante le loro frequenti visite alle città dello svago internazionale. Gli uni e gli altri sono persone senza più valori, per le quali usare dei bambini come proprio oggetto sessuale, rappresenta una moda come un’altra. Sono soprattutto, americani, europei, giapponesi. Essi hanno contribuito, negli ultimi anni, in modo decisivo a sostenere la degradante industria del sesso.



IL turismo fonte di business e, sempre più, covo di atroci violenze



Fra le loro braccia, i bambini si trasformano in “pedine” innocenti che confidano negli adulti e che vengono ingannati e venduti alla prostituzione, con la promessa di lavoro, educazione o, semplicemente, di una vita migliore. Sempre più spesso un minore viene violentato, molestato o avviato nel giro della prostituzione coercitivamente, proprio per mezzo di un adulto (genitore, parente, educatore, prete, benefattore) che ne ha conquistato l’affetto.

Sia maschi che femmine sono le piccole vittime; ma soprattutto, femmine di età oscillante tra gli 8 e i 16 anni, in alcuni casi addirittura di 4-6 anni. Solo in rari paesi, la maggior parte dei minori coinvolti nella prostituzione è Caratterizzata da maschi. Attualmente, per paura dell’Aids, la domanda si sta dirottando verso bambine sempre più piccole, comportando un abbassamento notevole dell’età media di queste vittime. Si tratta, in particolare, di bambine provenienti da famiglie povere per le quali la prostituzione costituisce una delle poche fonti di sopravvivenza. Vengono costrette a lavorare 7 giorni a settimana con pausa di una sola notte al mese. Psicofarmaci e liquori sono l’unico aiuto che questi “bambini-adulti” hanno per riuscire a reggere questo tipo di vita e, molto spesso, finiscono con il drogarsi o suicidarsi, soprattutto, quando le condizioni fisiche non permettono più loro di lavorare. La vita lavorativa di un minore che si prostituisce, infatti, è assai breve. Il detto più comune di Patpong, strada di Bangkok dove il numero dei bambini sfruttati sessualmente è molto elevato, è: “Donne a 10 anni, vecchie a 20, morte a 30”.



L’infanzia si consuma nei bordelli di città…



Attualmente, nei paesi in via di sviluppo ci sono villaggi privi di adolescenti. Si sono trasferiti tutti nei grandi centri urbani e la maggior parte di loro è coinvolta nella prostituzione, in alcuni casi di loro iniziativa, in altri obbligati perché venduti come schiavi dagli stessi genitori. Molte famiglie di contadini non hanno di che mangiare e spesso non possono “rifiutare” offerte di denaro vantaggiose: in Thailandia, per esempio, una ragazza che si prostituisce guadagna 20-30 volte di più di quanto guadagnerebbe in ogni altra occupazione a lei accessibile.

Non esistono dati precisi sullo sfruttamento sessuale dei bambini nel mondo, ma le stime sono, comunque, terribili. Se da un lato l’offerta è in continua crescita, causa le gravissime condizioni di vita cui sono costrette queste popolazioni, dall’altro è in forte aumento anche la domanda. Questo sfruttamento non nasce dal nulla e non è imposto a una società riluttante: nasce proprio da una domanda, gestita da persone che ci guadagnano sopra somme colossali e sopravvive solo per l’involontaria partecipazione di centinaia di bambini di entrambi i sessi.



Un commercio di “santi innocenti”



Appare chiaro, quindi, come tra le tante forme di violenza, quella dello sfruttamento sessuale a fini commerciali, resti la più brutale in assoluto. Gli incredibili abusi fisici e psicologici cui sono sottoposti i minori minano alla base il loro sviluppo futuro: li espongono al rischio di maternità precoci e di malattie a trasmissione sessuale, Aids compresa. Ricerche e testimonianze dirette parlano di traumi così profondi da rendere difficile, se non impossibile, un effettivo recupero dei piccoli a una vita normale. Molti muoiono prima di diventare adulti.

In una società consumistica, che si basa sul principio della domanda e dell’offerta, la prostituzione infantile aumenta in funzione dell’esistenza di persone che ricercano un tipo particolare di piacere. Dagli studi fino ad ora condotti su tale fenomeno, si è pervenuti ad affermare che questo genere di prostituzione è una realtà che rivela più di un aspetto.



La pedofilia e mercato del porno



I protagonisti che alimentano tale traffico sono più di uno: i pedofili maschi e femmine, i turisti occasionali e i pornografi. Nella fantasia dei bambini essi vengono chiamati i coccodrilli. Forse, sarà per il modo in cui agguantano la preda, per la loro pelle rugosa o per un qualcosa di nauseabondo che emana da questi uomini. Sicuramente, con questo appellativo, i bambini sono riusciti ad attribuire un nome significativo a mostri diversi.

La pedofilia viene oggi definita come patologica attrazione sessuale verso i bambini. Deriva dal greco, dalle parole pais (ragazzo) e philia (amore). Secondo l’accezione comune, il pedofilo è una persona che predilige come partner sessuale un giovane al di sotto dei 18 anni e, in alcuni casi, in età preadolescenziale. L’altro termine che si utilizza è pederastia, anch’esso di derivazione greca, dalle parole pais (ragazzo) e eraste (amante), intendendo di solito per pederasta un adulto attratto sessualmente da un ragazzo tra la pubertà e i 16 anni. In realtà, si sa ben poco della pedofilia e delle sue pratiche e questo è dovuto al fatto che, nella società occidentale, il pedofilo è costretto alla più rigida segretezza.

La condanna pubblica nei confronti della pedofilia è molto forte e questo atteggiamento tende a ripercuotersi sulla severità delle pene previste per le persone condannate. Gli abusi sessuali commessi dai pedofili si verificano in tutte le classi sociali, anche se nella maggior parte dei casi solo nelle famiglie delle classi sociali subalterne si arriva ad una denuncia giudiziaria, mentre nelle classi sociali più elevate, una volta scoperto l’abuso, ci si rivolge di preferenza ad uno specialista privato.



Il pedofilo: chi è



Un identikit preciso del pedofilo è difficile da tracciare. Tuttavia, esistono dei caratteri che possono delineare il profilo descrittivo di chi predilige un orientamento sessuale verso i bambini. Il pedofilo tipo è un professionista, maschio, di mezza età, in molti casi un medico, spesso un pediatra, un insegnate, un assistente sociale o un prete; oppure, un dentista, un bancario o un giudice. L’età, tuttavia, non è un elemento discriminante in quanto pedofilo è spesso anche un maschio di giovane età.

Si è notato frequentemente che egli ha, sia in politica sia in religione, posizioni tradizionali di destra e che può appartenere a una comunità religiosa conservatrice; tuttavia, tali indicazioni non possono valere per la generalità dei casi. Generalmente, è impegnato in attività sociali con bambini e con elevata probabilità è un membro rispettato della società, stimato e persino amato dalla comunità cui appartiene. Il pedofilo intuisce sin dai primi anni dell’adolescenza la sua diversità e ben presto scopre che le sue pulsioni non sono socialmente accettabili. Di conseguenza, impara a soffocare le emozioni che sente e diventa molto prudente nel manifestare le sue preferenze sessuali. Questo spiega il desiderio di rispettabilità, presente in modo molto evidente in alcuni di loro.



Padri di famiglia e molestatori



Nella maggioranza dei casi, infatti, il pedofilo è un uomo sposato, con figli, ma la sua situazione matrimoniale è difficilmente soddisfacente. La maggior parte dei pedofili non presenta componenti di eccessiva aggressività e i loro comportamenti sono di natura seduttiva e passiva. Non è necessario ricorrere alla violenza per coinvolgere il bambino in atti sessuali: il pedofilo sa benissimo che il modo migliore per sedurlo non è quello di promettergli piacere fisico, bensì affetto e protezione. I fanciulli, infatti, hanno sempre necessità di amore, soprattutto i minori carenti di affetto, per i quali il pedofilo può rappresentare un modo per colmare il vuoto emotivo lasciato dai genitori o da una vita ingiusta.

E’ raro che il pedofilo abbia rapporti sessuali con i propri figli, ma il suo interesse verso gli altri bambini è estremamente alto. Può passare giorni, mesi o anni interi nell’ossessivo tentativo di ridurre l’inibizione e sedurre un bambino in particolare. L’approccio più consueto è quello di sfruttare la naturale curiosità del piccolo per il sesso, iniziandolo lentamente al materiale pornografico o a video pornografici che mostrano altri minori in contesti erotici.





Giustificazioni filosofiche a crimini atroci



La fase della “caccia”, per il pedofilo, è eccitante quanto il momento della conquista. Essi dicono di trovare il rapporto con un bambino “soltanto un gioco” e sono convinti che la pedofilia sia “sempre esistita”. Essi considerano “abuso” solo quelle situazioni in cui il minore è stato costretto contro la sua volontà a partecipare all’atto sessuale, sostenendo che il bambino, anche se piccolo, è perfettamente in grado di dare o negare il proprio consenso. Addirittura, il pedofilo è convinto che l’atto è per l’altro fonte di godimento e che l’unico effetto dannoso per il bambino è costringere il piccolo a mantenere il “segreto”.

E’ molto probabile che il pedofilo, per proteggersi, minacci direttamente o indirettamente il bambino affinché non dica a nessuno quello che succede tra loro. La maggior parte dei pedofili privilegia rapporti con maschi piuttosto che con femmine, ma questa preferenza non si identifica con l’omosessualità. Prima di essere arrestati, riescono a collezionare rapporti con dozzine e persino centinaia di bambini.

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